lunedì 7 novembre 2016

Quando il medico è in errore

IL CASO

La moglie di un mio paziente mi chiama per un appuntamento urgente: il marito ha un dolore fortissimo a livello lombare che gli impedisce di muoversi. Il dolore è insorto bruscamente mentre si stava lavando. Era curvo sul lavandino e non è più riuscito a rimettersi dritto: il classico colpo della strega. 
La moglie aveva in casa degli analgesici intramuscolo, che gli erano stati ordinati dal medico curante un anno fa per una precedente lombalgia, e aveva pensato bene di utilizzarli nuovamente. Questa volta però l'effetto terapeutico non c'era stato, o almeno non così come la volta precedente. 
Quando lo vedo nel mio studio il dolore è leggermente diminuito: parte dalla zona lombare e arriva al lato esterno del ginocchio. Disteso nel lettino riesce a malapena sollevare l'arto inferiore di non oltre 45° dal piano del letto, poi insorge un blocco doloroso. I riflessi sono normali, ma la sensibilità a livello della gamba e del piede sembra diminuita rispetto al lato controlaterale. Mi racconta che durante la visita il medico di base gli ha raccomandato di non rimanere a letto, ma anzi di muoversi nei limiti del possibile; gli ha prescritto un analgesico e un antinfiammatorio, e una radiografia se la situazione non dovesse migliorare. Gli faccio un trattamento con la tecnica di pompage del Bienfait e gli mostro alcuni esercizi posturali da eseguire almeno due volte al giorno. 


Due settimane dopo si ripresenta da me. Sta molto meglio, ma il dolore non è passato del tutto, e ci sono ancora limitazioni e ipoestesie. Teme l'ernia del disco, e ha preso appuntamento per una visita privata presso uno specialista della colonna vertebrale. Gli è stato detto di presentarsi con una RM, e quindi si è nuovamente rivolto al suo medico curante per avere l'impegnativa.
Purtroppo il medico non ha voluto prescrivergli la Risonanza obiettando che eventualmente prima della RM si sarebbe dovuto sottoporre ad una radiografia (RX colonna lombare) seguendo le linee suggerite da una prassi in uso consolidata.
Inoltre gli ha detto che per il suo caso (lombosciatalgia da sospetta ernia lombare) non serve la conferma diagnostica con imaging radiologico perché in ogni caso la terapia e la cura sarebbe stata la stessa di quella che lui gli aveva prescritto.

In questo il medico è in errore
Il paziente è venuto da me molto contrariato perché, come ormai tutti i pazienti sanno, l'ernia non si vede con una lastra e quindi non capisce perché avrebbe dovuto sottoporsi ad un esame (RX lombosacrale) di scarso valore diagnostico per la sua patologia.. E mi chiede se, oltre alla terapia farmacologia prescritta e agli esercizi posturali che sta seguendo, non esista per la sua patologia nessuna altra terapia che non sia l'intervento chirurgico.


Una storia come questa non è certo originale, penso che ogni settimana nel mio studio si presenti una persona nella medesima situazione del mio paziente.
Fatto salvo il percorso di diagnosi differenziale (a cui ogni buon medico curante dovrebbe attenersi con lo scopo di escludere fra varie manifestazioni simili in un dato paziente quelle che non comprendono l'insieme di sintomi e segni riscontrati durante la anamnesi e la rilevazione dei segni clinici, fino a comprendere quale sia quella corretta) che dovrebbe aver portato il medico di base a diagnosticare al mio paziente una lombosciatalgia da probabile meccanismo di compressione meccanica (ernia al disco ?), non si capisce perché il medico non potesse prendere in considerazione, oltre al trattamento conservativo proposto, anche la possibilità di un intervento mini-invasivo come l'infiltrazione di ozono intradiscale effettuata attraverso una guida TAC o con amplificatore di brillanza.


Però per poter suggerire al paziente questo tipo di terapia bisogna fare una diagnosi corretta e precisa dell'ernia discale e della sua localizzazione, oltre ad una verifica della situazione dell'anulus.
Tutto questo abbisogna assolutamente di un percorso che prevede, dopo una diagnosi clinica, una RM.
E non di una procedura che obblighi il paziente a sottoporsi ad una radiografia (RX standard) di nessun valore diagnostico.


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